Descrizione
Il Torrione medievale è ancora oggi una testimonianza del passato del paese che nel suo centro storico conserva molti reperti ben mantenuti delle epoche passate.
Il 22 novembre 1314 il marchese Teodoro intrasset burgum Liburni cum militibus et gentibus suis et paratus esset et vellet debellare quondam castrum novum situm extra burgum liburni.
Per garantirne la sicurezza di Livorno il successivo 26 novembre ordinò a tutte le Comunità sue suddite di inviare i loro servientum e laborerium per rafforzare se non scavare i fossati intorno al borgo e il 30 dello stesso mese chiese anche il succursum a causa di un riacutizzarsi delle attività belliche dei vercellesi; è curioso notare come non tutti avessero obbedito agli ordinativi marchionali per cui Teodoro die XXIII decembris in platea Liburni fu costretto a emettere sentenza contro le Comunità renitenti in quanto non venerunt ad nostrum subsidium et succursum liburni e a multarle perché non fecerunt nec fieri fecerunt fossata sibi limitata et dessignata per certam mensuram circa burgum Liburni.
A fronte di due comunità su 61 esentate da tutte le prestazioni, in quella circostanza i renitenti totali alla cernea servientum furono 16 su 59 (27,1%), i renitenti parziali 25 (42,4%), gli inadempienti ai laboreria 41 (69,5%), mentre coloro che non risposero alla richiesta di succursum ben 54 (91,5%).
Le porte-torri inserite nella cerchia muraria del borgo dovevano essere tre, anche se gli Statuti ne indicano soltanto due, ma solo una è ancora oggi visibile seppur rimaneggiata, quella che nel gergo comune viene denominata Parsun per la sua funzione a partire dal 1693.
In origine doveva essere aperta verso l’interno per questioni difensive, disponeva di un ampio passaggio carraio e di una postierla per il passaggio pedonale. Sono ancora oggi evidenti le battute del ponte levatoio che giustificano l’esistenza di un fossatum burgi oltreché di un ulteriore fossatum quod appellatur fossatum castri richiamando in tal senso la presenza di un castello, probabile abitazione del castellanus liburni e luogo dove veniva esercitato il processo penale.
Questa ha subito nei secoli diversi danni, ricostruzioni, trasformazioni d’uso. Una data in particolare, “1388 die primo septembris”, riportata su tre formelle in cotto, incastonate sull’apertura carraia al di sotto della battuta del ponte levatoio, per molti anni fu ritenuta la data di edificazione della porta; in realtà è la data di parziale ricostruzione della stessa dopo la cruenta battaglia in campo aperto, nella campagna di Livorno verso il canale d’Ivrea, del luglio 1388 che vide scontrarsi, nel corso della guerra del Tuchinaggio, gli eserciti di Amedeo VII, il Conte Rosso, e di Facino Cane per il marchese Teodoro II: da entrambe le parti furono rotte molte lance e molti uomini d’armi vuotarono gli arcioni come ebbe a narrare un cronista sabaudo, e Ottone di Grandson, comandante in capo delle forze avversarie, venne addirittura fatto prigioniero; con l’arrivo dei rinforzi savoiardi Facino Cane fu però costretto non senza difendersi a ritirarsi nel borgo di Livorno lasciando via libera agli eserciti del conte diretti verso Verrua.
La seconda porta detta di Coziano era simile alla precedente, come si evince dai rilievi allegati agli Ordinati di demolizione avvenuta nel 1842, ed era ubicata nella zona nord, nel sito dell’ex trattoria dei Pesci, sulla strada tendente a Bianzè; dove ancora oggi si vede un grossa pietra verde della Dora proprio dove un tempo vi era la postierla di accesso pedonale.
È ipotizzabile che possa esser stata la porta del castrum per differenziarla dalla precedente che invece era la porta del villario.
La terza porta ancora visibile in una carta di primo ottocento era posta nella zona est a ridosso del Teatro Viola sulla via delle Tavernole, l’odierna via Adamo Ferraris, che immetteva sulla strada di Cairate diretta alla campagna.
Per garantirne la sicurezza di Livorno il successivo 26 novembre ordinò a tutte le Comunità sue suddite di inviare i loro servientum e laborerium per rafforzare se non scavare i fossati intorno al borgo e il 30 dello stesso mese chiese anche il succursum a causa di un riacutizzarsi delle attività belliche dei vercellesi; è curioso notare come non tutti avessero obbedito agli ordinativi marchionali per cui Teodoro die XXIII decembris in platea Liburni fu costretto a emettere sentenza contro le Comunità renitenti in quanto non venerunt ad nostrum subsidium et succursum liburni e a multarle perché non fecerunt nec fieri fecerunt fossata sibi limitata et dessignata per certam mensuram circa burgum Liburni.
A fronte di due comunità su 61 esentate da tutte le prestazioni, in quella circostanza i renitenti totali alla cernea servientum furono 16 su 59 (27,1%), i renitenti parziali 25 (42,4%), gli inadempienti ai laboreria 41 (69,5%), mentre coloro che non risposero alla richiesta di succursum ben 54 (91,5%).
Le porte-torri inserite nella cerchia muraria del borgo dovevano essere tre, anche se gli Statuti ne indicano soltanto due, ma solo una è ancora oggi visibile seppur rimaneggiata, quella che nel gergo comune viene denominata Parsun per la sua funzione a partire dal 1693.
In origine doveva essere aperta verso l’interno per questioni difensive, disponeva di un ampio passaggio carraio e di una postierla per il passaggio pedonale. Sono ancora oggi evidenti le battute del ponte levatoio che giustificano l’esistenza di un fossatum burgi oltreché di un ulteriore fossatum quod appellatur fossatum castri richiamando in tal senso la presenza di un castello, probabile abitazione del castellanus liburni e luogo dove veniva esercitato il processo penale.
Questa ha subito nei secoli diversi danni, ricostruzioni, trasformazioni d’uso. Una data in particolare, “1388 die primo septembris”, riportata su tre formelle in cotto, incastonate sull’apertura carraia al di sotto della battuta del ponte levatoio, per molti anni fu ritenuta la data di edificazione della porta; in realtà è la data di parziale ricostruzione della stessa dopo la cruenta battaglia in campo aperto, nella campagna di Livorno verso il canale d’Ivrea, del luglio 1388 che vide scontrarsi, nel corso della guerra del Tuchinaggio, gli eserciti di Amedeo VII, il Conte Rosso, e di Facino Cane per il marchese Teodoro II: da entrambe le parti furono rotte molte lance e molti uomini d’armi vuotarono gli arcioni come ebbe a narrare un cronista sabaudo, e Ottone di Grandson, comandante in capo delle forze avversarie, venne addirittura fatto prigioniero; con l’arrivo dei rinforzi savoiardi Facino Cane fu però costretto non senza difendersi a ritirarsi nel borgo di Livorno lasciando via libera agli eserciti del conte diretti verso Verrua.
La seconda porta detta di Coziano era simile alla precedente, come si evince dai rilievi allegati agli Ordinati di demolizione avvenuta nel 1842, ed era ubicata nella zona nord, nel sito dell’ex trattoria dei Pesci, sulla strada tendente a Bianzè; dove ancora oggi si vede un grossa pietra verde della Dora proprio dove un tempo vi era la postierla di accesso pedonale.
È ipotizzabile che possa esser stata la porta del castrum per differenziarla dalla precedente che invece era la porta del villario.
La terza porta ancora visibile in una carta di primo ottocento era posta nella zona est a ridosso del Teatro Viola sulla via delle Tavernole, l’odierna via Adamo Ferraris, che immetteva sulla strada di Cairate diretta alla campagna.
Indirizzo e punti di contatto
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Via Dante Alighieri, n.10-16 |
Mappa
Indirizzo: Via Dante Alighieri, 12, 13046 Livorno Ferraris VC, Italia
Coordinate: 45°16'52,7''N 8°4'47,9''E
Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)
Modalità di accesso
La Torre-Porta del Borgo è situata in via Dante Alighieri, n.10-16.
L'accesso è diretto dalla strada e l'ingresso è allo stesso livello della strada.
L'accesso è diretto dalla strada e l'ingresso è allo stesso livello della strada.